mercoledì 20 agosto 2014

Bimillenario della morte di un Imperatore

Un infarto della storia, è così che mi piace vedere Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, a definirlo in questo modo è stato il mio professore di storia delle politiche antiche ai tempi dell’università. 
Mai cosa è stata più vera. Egli fu un infarto, un terremoto, un qualcosa di inaspettato e mai più replicato. 

Ricorre quest’anno, o meglio ricorreva ieri, il bimillenario della sua morte. Anniversario che non può passare inosservato, alla fine fu la persona che rese grande Roma e che da solo riuscì ad ottenere dal Senato tutti i massimi poteri per la gestione di un impero.
Ma andiamo con ordine. 

Nato nel 63 a.C. fu adottato da Cesare, che aveva solo una figlia, e ne divenne il suo esecutore testamentario. Si ritrovò così a 32 anni con l’eredità morale di Cesare sulle spalle, e la sua fine ben impressa nella testa. 
A differenza del suo mentore, non si autoproclamò imperatore, ma si presentò in Senato deponendo tutti i poteri delegatigli come triumviro, sostenendo di aver concluso tutti i suoi scopi, come quello di sconfiggere Marco Aurelio nel 27 a.C. ad Azio. Questo gesto di umiltà gli permise di acquisire sempre più importanza.
 Rispetto ai suoi predecessori non aveva più forza, aveva semplicemente più autorictas, (deriva da augere aumentare e completare insieme, colui che perfeziona la volontà degli altri) tanto da valergli il titolo di Augusto.
Iniziò la sua carriera di uomo di stato su presupposti radicalmente diversi da quelli di Cesare, tra il 27 a.C. e il 14 a.C. ricevette tutti i poteri di un monarca, senza modificare la forma repubblicana del governo di Roma:
  • il potere dei consoli dei governi delle province, maggiore rispetto al passato e senza confini, comandava l’esercito dell’organizzazione statuale romana;
  • la tribunicia potestas, la stessa di Cesare, ossia il potere del tribuno di porre veto alla volontà della magistratura romana in contrasto con l’interesse della plebe
  • l’intercessio (porre veto alle decisione della magistratura)
  • lo ius agendi cum plebe (facoltà convocazione concili e comizi)
  • il pontificatus maximus (massima carica religiosa)
  • l’imperium proconsulare maius et infinitum
Divenne l’uomo più importante di Roma, ottenne queste facoltà senza una carica effettiva, li ottenne senza scadenza e, soprattutto, non aveva l’obbligato di relazionare sul suo operato. Era privo di responsabilità verso il senato, possedeva solo un potere irresponsabile. 
Si costruì, così, l’idea del principes di Roma, che ben presto divenne imperium, carica investita dal popolo e dal senato. 
Si instaurò così di diarchia, Theodor Mommsen descrisse come ci fosse stata una sorta di condivisione del potere tra Augusto e il Senato, anche se il peso del primo era nettamente più forte, ma non mancò mai nel chiedere il consenso al secondo per le sue scelte.

Le riforme adottate da Augusto toccavano diverse materie come la religione, l’ambito sociale, civile e processuale:
  • rinnovò il processo formale;
  • i giuristi con le doti migliori ebbero il riconoscimento di essere fonte del diritto, parlavano a nome dell’imperatore;
  • istituì una legge incentivante per la demografia, imponendo limiti di successione per persone sposate (assolute) e per persone senza figli (parziali) al fine di incrementare le nascite nella città romana;
  • istituì confraternite religiose, nuovi ordini, rivitalizzò il culto pagano;
  • creò un equilibrio con il senato accettando le loro idee, consigliandoli, senza mai andare in contrapposizione;
  • instaurò un governo provinciale di pacificazione per le province belliche;
Anfiteatro - Aosta
© Djablessa

In quegli anni non vi fu espansione di Roma, ma solo un suo radicamento nelle province attraverso una romanizzazione dei territori che vide la costruzioni di acquedotti per portare l’acqua, anfiteatri per gli spettacoli, costruzione di terme. Fu il primo modello di conquista culturale. 

Riuscì a riportare la pace nell’impero, Svetonio ricorda che «Il tempio di Giano Quirino che, dalla fondazione di Roma, non era stato chiuso che due volte prima di lui, sotto il suo principato fu chiuso tre volte, in uno spazio di tempo molto più breve, poiché la pace si trovò stabilita in terra e in mare»
(Svetonio, Vite dei Cesari, Divus Augustus 22)



Augusto regnò per oltre 40 anni (27 a.C. - 14 d.C.), il suo unico erede testamentario fu Tiberio, un figlio adottivo, poiché gli altri gli furono premorti.
L'ultimo giorno della sua vita chiese uno specchio, si fece sistemare i capelli e, chiamati i suoi amici, chiese loro se avesse ben recitato la commedia della vita, e aggiunse

«Se la commedia è stata di vostro gradimento, applaudite e tutti insieme manifestate la vostra gioia.» (Svetonio, Augustus, 99)

Morì quattordici giorni prima delle calende di settembre (19 agosto del 14 d.C.), alla nona ora del giorno, all'età di quasi settantasei anni.


Arco d'Augusto - Aosta
© Djablessa
Ancora oggi in giro per l’Europa, all’interno dei confini di quello che è stato uno dei più grandi imperi del mondo antico, si posso vedere le testimonianze della sua grandezza grazie ai monumenti che ci ha lasciato, che secondo al moda dell’epoca, altro non sono che il lascito, il ricordo delle grandi gesta di grandi uomini. 
Ecco perché a distanza di due millenni siamo qui ad onorare un uomo e lo sarà ancora nei prossimi millenni perché lui era AUGUSTO, degno di essere acclamato con crescente gloria.  

© Djablessa 20.08.2014










domenica 3 agosto 2014

PROVA

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza

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